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5 maggio 1981 — Bobby Sands

Oggi, ma quarant’anni fa, al termine di uno sciopero della fame durato sessantasei giorni nel campo di concentramento di Long Kesh, a pochi chilometri da Belfast, moriva Bobby Sands, ex membro dell’Irish republic army e in seguito politico e attivista per i diritti civili.
Tre modi per ricordarlo:

  1. Rileggere Un giorno della mia vita, il suo diario dal carcere pubblicato da Feltrinelli nel 1996 nella traduzione di Silvia Calamati;


2. Guardare per l’ennesima volta Hunger, il film di Steve McQueen con Michael Fassbender nei panni dell’attivista nordirlandese;



3. Ricordare quella volta (era l’agosto del 1994) che, dopo aver viaggiato su un furgone Iveco da Pordenone a Belfast, ci siamo fermati davanti alla sede del Sínn Feín di Falls Road per scattare qualche brutta foto.




Qualche giorno dopo aver scritto questo piccolo omaggio, ho letto questo articolo in cui, tra le tante altre cose, si dà notizia del murale dedicato a Bobby Sands che Jorit ha realizzato sulle pareti esterne della palestra popolare Valerio Verbano, nel quartiere del Tufello, uno dei luoghi a me più cari di Roma. Manco dalla capitale da troppo tempo, appena avrò modo di tornarci credo che questa sarà una delle mie prime tappe.


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