5 libri del decennio


Visto che le letture del 2019 non sono andate poi così bene, abbozziamo una rischiosa top 5 della decade 2010-2019, introdotta da una breve nota: il primo posto è occupato non da un singolo volume, bensì dai cinque — ognuno con un proprio titolo — in cui è stata suddivisa e ripubblicata in Italia la monumentale opera di Karl Ove Knausgård, La mia battaglia (già pubblicata in Italia da Ponte alle Grazie nel 2010,in due volumi, con il titolo La mia lotta).

 

  1. Karl Ove Knausgård, La mia battaglia (Feltrinelli 2014-17)
    La morte del padre (2014), Un uomo innamorato (2015), L’isola dell’infanzia (2015), Ballando al buio (2016) e La pioggia deve cadere (2017) sono i cinque titoli con cui l’editore Feltrinelli ha fin qui scandito la progressione di una delle operazioni editoriali più meritorie del decennio.
    Il sesto e ultimo volume è annunciato per la prossima primavera, sempre nella mirabile traduzione di Margherita Podestà Heir (che ha avuto voce in capitolo anche nella terza posizione di questa classifica).


  2. Bryan Stanley Johnson, In balìa di una sorte avversa (Rizzoli 2011)
    Sempre in tema di operazioni editoriali meritorie, risale ormai all’inizio del decennio appena trascorso quella che ha consentito di far conoscere anche al lettore italiano il capolavoro di uno degli autori più visionari del Ventesimo secolo. Questo book in the box, pubblicato originariamente nel 1969 con il titolo di Unfortunates, oltre a deliziare i palati più sperimentali con una struttura che consente di rileggerlo infinite volte in maniera sempre diversa, regala ai suoi lettori una commovente storia di amicizia e dolore ambientata nelle Midlands, con in sottofondo una partita di calcio.


  3. Carl Frode Tiller, Accerchiamento (Stilo 2016)
    Non sono un feticista della letteratura norvegese. Se sul podio dei cinque libri più belli del decennio ci sono due autori che provengono dalla terra dei fiordi è una semplice coincidenza. Ma nei tre anni che mi separano dal mio incontro con questo splendido romanzo mi sono impegnato quasi quotidianamente per divulgarlo tra amici e conoscenti. Perché la storia di David, che ha perso la memoria, rivissuta da tre persone che gli sono state vicino in passato e che ricostruiscono la sua identità attraverso il loro ricordo, scalda i cuori e riconcilia con il mondo.


  4. Edoardo Albinati, La scuola cattolica (Rizzoli, 2016)
    Ho letto La scuola cattolica nell’ultimo anno che ho trascorso a Roma. Ricordo che, una volta arrivato in fondo alle 1294 pagine del libro, ho inforcato la bicicletta e, nel corso di una settimana, ho visitato i luoghi più importanti in cui è ambientato il romanzo, scattando improbabili fotografie di come quei luoghi appaiono oggi, a distanza di oltre quarant’anni dai fatti di cui si narra. Ricordo anche di aver scritto un’email ad Albinati, e che lui addirittura mi rispose. Insomma, ricordo questo libro come una magnifica ossessione, di cui spero rimarrà traccia negli anni a venire.


  5. Emmanuel Carrère, Limonov (Adelphi, 2011)
    C’è chi sostiene, e forse non a torto, che Carrère sia un gran paragnosta, e probabilmente questo libro lo dimostra più degli altri. Sta di fatto che quando lo l’ho letto ne sono rimasto folgorato. In particolare mi torna spesso in mente un passaggio, questo: «Quando uno è più debole e l’altro più forte, si continua, per onestà, a sottolineare che il più debole non è tutto bianco e il più forte non è tutto nero, ma ci si schiera con il più debole. Si va dove cadono le granate, non dove partono».

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