Colpo di stato cognitivo

La copertina del n. 1404, a. 28, di Internazionale

In uno dei primi post di Piattaforma festeggiavo il successo del libro di Shoshana Zuboff Il capitalismo della sorveglianza, a cui avevo lavorato pochi mesi prima dedicandovi tanto tempo ed energia, ma senza immaginare quanto sarebbe stato apprezzato e il dibattito che avrebbe innescato nei mesi a venire.
Avevo intitolato quel post Au Revoir, Shoshana!, prendendo spunto dalla sequenza iniziale di Bastardi senza gloria, quando il perfido colonnello Hans Landa urla quel lugubre augurio all’indirizzo della giovane Shoshanna (con una n in più) Dreyfus, in fuga dalla sua casa di campagna dopo che il nazista le ha sterminato la famiglia.
Anch’io, ma per motivi per più nobili di quelli di Landa, ho sperato di rivedere Shoshana, prima o poi, e il mio desiderio si è avverato un paio di giorni fa, quando in edicola ho letto il titolo in copertina dell’ultimo numero di Internazionale, “Golpe digitale”, e quel sommarietto così familiare ai miei occhi:


I governi hanno permesso alle grandi aziende tecnologiche di accumulare un potere enorme, che oggi mette in pericolo la democrazia. È tempo di reagire, scrive Shoshana Zuboff.


Introdotto da questo monito, il lettore troverà all’interno del settimanale diretto da Giovanni De Mauro un lungo articolo di Zuboff (impreziosito dalla splendida serie di Marcus DeSieno Recognition patterns e pubblicato sul New York Times) che riprende i temi centrali del Capitalismo della sorveglianza (da poco uscito in una nuova edizione) e li aggiorna alla luce di quanto successo negli ultimi ventiquattro mesi, concentrandosi in particolare su due eventi: 1. gli ultimi due anni di amministrazione Trump, culminati con l’assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio e, naturalmente, 2. la pandemia che dal febbraio 2020 ha travolto le vite di tutti.
Ne viene fuori un ritratto ancora più inquietante del nostro presente e futuro, che Zuboff organizza intorno a un’immagine dalla fortissima carica emotiva: negli ultimi vent’anni, dice, i nuovi imperi hanno architettato un colpo di stato cognitivo che, portate a compimento le quattro fasi in cui si articola, sembra aver raggiunto la sua piena espressione, anche alla luce dei due macro-eventi sopra citati.


L’ultimo anno — segnato dalla pandemia e dall’autoritarismo di Trump — ha aggravato gli effetti del colpo di stato cognitivo, mettendo in luce il potenziale omicida degli antisocial network, anche prima dell’assalto al congresso del 6 gennaio. Forse una maggiore consapevolezza di questo golpe in atto e della minaccia che rappresenta per le società democratiche ci costringerà finalmente a fare i conti con la scomoda verità che incombe su di noi da vent’anni. Possiamo vivere in democrazia o possiamo vivere nella società della sorveglianza, non in entrambi i posti contemporaneamente. Una società della sorveglianza democratica è impossibile a livello sia esistenziale sia politico. Per essere chiari: al centro di questa battaglia c’è l’anima della nostra civiltà dell’informazione. Diamo il benvenuto al prossimo decennio.


Qualche giorno fa riflettevo con un mio amico traduttore su quanto velocemente stiano invecchiando i libri usciti negli ultimi due anni, soprattutto nel settore della saggistica. Molti titoli concepiti e scritti magari appena diciotto/ventiquattro mesi fa, non fanno in tempo ad arrivare in libreria e sono già terribilmente superati, perché privi, al cospetto di tempi vorticosi come quelli che stiamo vivendo, di quel minimo di profondità di campo che garantisce a un libro un margine di vita sufficiente.
Tutto quello che scrive Shoshana Zuboff rientra nella categoria opposta: il suo pensiero corre troppo veloce, la sua capacità di analisi si spinge troppo in là, la sua lucida rabbia è troppo per noi poveri lettori, intrappolati in quell’informata rassegnazione che da un lato ci fa stare con la coscienza pulita (sono consapevole di quello che mi stai dicendo, Zuboff!) e dall’altro ci condanna all’immobilismo dei complici (ma che ci posso fare, eh?).
Content de te revoir, Shoshana!

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