30 gennaio 2000 — La tigre Arkan


Vent’anni fa, in occasione della partita Lazio-Bari in programma allo stadio Olimpico di Roma e valida per la 19ª giornata del campionato di Seria A, gli ultrà della Lazio esponevano uno striscione di quattro parole — la prima in rosso, le altre tre in nero — che recitava “Onore alla tigre Arkan”: un omaggio al comandante serbo Željko Ražnatović “Arkan”, amico del giocatore laziale Siniša Mihajlović dai tempi della Stella Rossa di Belgrado. Con la Crvena zvezda Mihajlović aveva militato tra il 1991 e il 1994, vincendo addirittura una Coppa dei Campioni; in quegli stessi anni,  dei tifosi della Crvena zvezda Ražnatović era il leader amato e venerato.



Quindici giorni prima di quello striscione Arkan era stato assassinato dal ventitreenne ex poliziotto serbo Dobrosav Gavrić. In seguito alla sua morte Mihajlović aveva scritto un necrologio per l’amico, definendolo un «eroe per il popolo serbo».

Accusato dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia di vari crimini di guerra in Bosnia ed Erzegovina, a Ražnatović e alle sue tigri vengono attribuiti, tra gli altri, i seguenti crimini:

· l’uccisione di oltre 400 persone presso la cittadina serba di Bijeljina, il 4 aprile 1992;
· l’uccisione di 600 persone presso gli insediamenti bosniaco-musulmani di Brčko, il 2 maggio 1992;
· le operazioni di pulizia etnica nelle città bosniache di Prijedor e Sanski Most, tra il maggio e il giugno del 1992;
· il massacro di Cerska, tra il febbraio e il marzo del 1993: 700 morti;
· la partecipazione al genocidio di Srebrenica condotto nel luglio del 1995 dal generale Radkto Mladić, nel corso del quale morirono 8732 persone: il più grave sterminio di massa compiuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale.


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