20 agosto 1990 — You Fat Bastards

Oggi, ma trent’anni fa, usciva Faith No More — Live at the Brixton Academy, la registrazione ufficiale di parte del concerto tenuto dalla band di Mike Patton il 28 aprile 1990 in uno dei templi del rock londinese.


Comprai il vinile in un piccolo negozio di dischi di Perugia, durante la gita di prima liceo, anche se di quell’epico concerto possedevo già una registrazione vhs regalatami dal fidanzato di mia sorella, vista talmente tante volte che si sarebbe usurata di lì a breve.
A distanza di tanti anni, continuo a guardare gli spezzoni di quel live disponibili su YouTube con una certa costanza, diciamo ogni sei mesi, e ogni volta mi sorprendo di quanto sia invecchiato bene.
Metà del merito credo sia da attribuire a Mike Patton, che durante quell’ora e tre quarti di crossover — mi pare di ricordare che all’epoca il genere dei Faith No More si definisse così — riesce nella difficile impresa di essere allo stesso tempo coatto ed elegante, poetico e volgare, e sempre irresistibilmente psicopatico.
L’altra metà, invece, la attribuisco al pubblico, da cui emana un’energia oggi impensabile, se non altro perché ne andrebbero di mezzo centinaia di preziosi smartphone, per la disperazione dei relativi proprietari.



Ci sono dei momenti del concerto in cui queste due metà si incontrano magicamente.
Succede, per esempio, tra il minuto 0.20 e il minuto 1.10 di Epic, uno dei brani più celebri di The Real Thing, durante il quale Patton — in piena trance emotiva, esemplificata da uno sguardo sbarrato che incute un certo timore — attraverso degli strani gesti che ricordano le zampate di una tigre su di giri sembra dialogare a distanza con un fan temerario che, issatosi in piedi sulle spalle di un amico, danza sulla folla in delirio, rischiando l’osso del collo.



E accade ancora durante Zombie Eaters — una ballata metal che non è tra i pezzi più famosi della band, ma di certo tra i miei preferiti —, quando al minuto 1.18 Patton, accompagnato da uno straziante arpeggio al basso di Bill Gould, rivolge lo sguardo spiritato al cielo e allarga le braccia invocando chissà quale divinità lovecraftiana. Preludio a quel sabba di violenza sonora che verrà scaricato sul pubblico di lì a breve, e che trasformerà l’arena della Brixton Academy in un terra di nessuno dove a sopravvivere sarà il più forte.


 

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