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Anna, vent’anni fa


Comprai Cecenia. Il disonore russo nel maggio (credo) del 2009, allo stand di Fandango, durante una delle prime edizioni del Salone di Torino a cui partecipavo non da visitatore ma da addetto ai lavori. Con me c’era Mirko ed entrambi alloggiavamo a casa del suo amico Gigi, di cui conservo un bellissimo ricordo, all’ultimo piano di un palazzo dalle parti della stazione di Porta Nuova.
Quel giorno, finalmente libero dal brusio dei padiglioni, me l’ero fatta a piedi dal Lingotto – la metro ancora non esisteva e avevo voglia di camminare –, ero arrivato a casa sfinito da quell’interminabile passeggiata lungo via Nizza e visto che da lì a un’ora saremmo usciti per fare un po’ di festa a San Salvario, avevo deciso di stendermi un po’ sul divano e sfogliare il nuovo acquisto.
Dell’autrice, Anna Politkovskaja, non sapevo praticamente nulla, tranne il fatto che era un giornalista russa misteriosamente assassinata tre anni prima dentro un ascensore, probabilmente a causa delle sue inchieste contro l’apparato di potere russo. E sfogliando l’indice, mi aveva colpito il titolo del capitolo di pag. 164, “Perché non amo Putin”, perciò avevo deciso di cominciare a leggere da lì.
Negli ultimi dieci giorni ho ripensato tanto a quel libro, chiedendomi che fine avesse fatto. E ora che sono riuscito a ritrovarlo, riporto qui sotto la prima pagina del capitolo che quel giorno, steso sul divano in attesa di uscire con i miei amici, avevo poi letto per intero.



 

Perché non amo Putin
Anna Politkovskaja


Chi ha scolpito la società russa nella sua forma attuale?
Lo scultore capo della Federazione russa, in questo inizio di ventunesimo secolo, è senza dubbio Vladimir Putin. E per quanto mi riguarda, non amo proprio per come ha scolpito questa Russia.
Vorrei essere capita bene: voglio cercare di spiegare perché io, normale cittadina, contribuente e giornalista, non amo il presidente del mio paese, visto che nel 2000 è stato eletto dalla schiacciante maggioranza dei miei concittadini e gode ancora oggi di un margine di popolarità molto elevato. Non ho niente di personale contro di lui, né lo conosco direttamente. Per me Putin è una funzione, non una persona. Riguardo a questa funzione ho delle esigenze molto semplici: un presidente deve operare per fare diventare il suo paese migliore e più prospero. Ma da noi non è successo niente del genere. Moralmente, la Russia di Putin è ancora più sporca di quella di Eltsin, è una discarica di immondizia coperta di rovi.
I motivi sono molti, ma il principale è sicuramente la seconda guerra cecena in cui è invischiata tutta la società, Putin compreso. Dalle elezioni del 2000 a oggi, la guerra rimane la sua grande causa. In Russia, Putin e il suo popolo hanno dato la benedizione a qualcosa che nessun paese, che sia totalitarista, può approvare: una corruzione fondata sul sangue, migliaia di vittime che non suscitano stupore né protesta, un esercito corroso dall’anarchia militare, uno spirito sciovinista in seno all’apparato di governo spacciato per patriottismo, una retorica sfrenata dello stato forte, un razzismo anticeceno ufficiale e popolare con metastasi che si estendono ad altri popoli della Russia.
Non amo Putin perché per sedersi sul trono e regnare da padrone (e continuare ad avere buoni sondaggi d’opinione) ha incoraggiato la cancrena morale della Russia.

(Traduzione dal francese di Agnès Nobécourt e Alberto Bracci)


Continua.


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